Giorno di vacanza by Ines Cagnati

Giorno di vacanza by Ines Cagnati

autore:Ines Cagnati [Cagnati, Ines]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2023-05-22T22:00:00+00:00


Arrivata sul ponte, mi sono fermata e ho guardato la casa. Fuori non c’era nessuno ma il comignolo fumava. Mia madre sarebbe sicuramente uscita in cortile per dar da bere alle galline. Se fossi rimasta sul ponte, di certo mi avrebbe vista, mi avrebbe riconosciuta, dato che ero io. Allora avrebbe mollato il secchio dell’acqua, che forse si sarebbe rovesciato, e sarebbe corsa verso di me a braccia aperte: «Galla, figlia mia, Galla, sei qui!», insomma la solita solfa che in genere mi irrita, ma adesso, davvero, come sarei stata contenta.

Mi sono seduta sul bordo del ponte, con le gambe penzoloni. Mi sono divertita a dondolare le gambe al ritmo di una canzone che ho iniziato a cantare: Tagliate il vischio, tagliate l’agrifoglio. È quella che canto sempre in questo periodo dell’anno. Natale si avvicina.

Ho pensato che di pomeriggio sarei andata a raccogliere un po’ di vischio con Rosine. Rosine è la sorella che viene subito dopo di me. Ogni anno, in questo periodo, la trascino a forza a raccogliere il vischio. All’inizio Rosine brontola e mi dice tutte le parolacce che conosce, e ne conosce tante. Poi si rassegna e sembra persino contenta. Allora, insieme, battiamo la campagna, il bosco, tutto, finché non troviamo il vischio. Ne portiamo a casa intere bracciate appiccicose, piene di palline schiacciate, perché portino fortuna e tutto vada meglio. Niente è mai andato meglio ma nessuno può sapere che cosa sarebbe successo senza il vischio.

Strada facendo, con Rosine, ne approfittiamo per andare a vedere i nidi abbandonati. Speriamo sempre che ci sia rimasto un uovo o un uccellino. Non c’è mai niente. Rosine dice che le piace di più perlustrare i nidi che raccogliere il vischio. Io mi affanno a spiegarle che i nidi non portano fortuna, ma lei non lo capisce e si mette a ridere. È ancora una bambina.

Ero tutta contenta all’idea di andare a raccogliere il vischio con Rosine. Ho guardato verso casa. Non vedevo l’ora che mia madre uscisse, così sarei potuta entrare. Dentro di me ho chiamato mia madre con tutte le mie forze perché finalmente uscisse. Il cortile è rimasto deserto. Dal comignolo si levava un fumo denso e nero. Evidentemente stavano usando della legna troppo verde. Riempie di fumo la cucina, arrossa gli occhi e li fa bruciare. Da noi la legna è sempre troppo verde. Quando ero piccola e bruciavamo la legna verde, restavo a lungo accanto al camino. Guardavo la linfa schiumosa che usciva dai ciocchi con un gemito acuto come il lamento della piccola salamandra morente. Credevo che fossero lacrime e che il legno vivo piangesse perché stava per morire. Quando finalmente smetteva di piangere, scappavo via da tutti quei cadaveri di alberi nel camino.

Dato che mia madre non usciva, ho deciso di andarmene. Avevo tempo, certo. Ma ero stanca di starmene là come una stupida ad aspettare mia madre. Sempre ad aspettare. Io, al posto di mia madre, se ci fosse stata mia figlia ad aspettarmi sul ponte, l’avrei intuito. Mia figlia sarebbe già stata in casa da un bel po’.



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